essays & interviews

A Sotto il Vulcano ho raccontato la bellezza della solitudine speciale che si vive quando si traduce. Qui.

Giacomo Papi mi ha chiesto di raccontare al Post come funziona cambiare vita ed è venuta fuori una cosa un po’ comica ma forse no. Qui.

Ho scritto un piccolo libro – 3 pagine ma con tante illustrazioni di una illustratrice bravissima – che è uscito solo in UK e USA ma spero trovi una casa anche in Italia e comunque Sara Marzullo ci ha già scritto un articolo.

“Le arance amare mi fanno allegria con il loro essere proiettili e canditi insieme” (IT-EN)

Braccia rubate mi ha chiesto di parlare delle piante in Grecia, io l’ho scritto in inglese (mi viene così) poi mi sono tradotta ed ecco qua.

A few years ago I was asked to write something about displacement and languages and settling in random places for a Bulgarian anthology that was later turned into a successful pièce and then came out in English too. My piece was translated by my beloved friend Neva Mï and later from Bulgarian into English by Ekaterina Petrova who I am sure will become a friend.

The project was conceived by editor & publisher Nevena Dishlieva-Krysteva which I have never met but we chat like old friends. So the whole thing was inspired by a chain of kind people. Here is the text in Italian and (if you scroll down) in English.

“I have a devotional respect for translators. Just this month I had the privilege of meeting my Italian translator, Gioia Guerzoni, and to work with her on an edition of my story collection. It’s a tiny little book, and she had already worked on every word of every sentence; together we lovingly picked at them until they all were executing the best meanings they could”.

Sarah Manguso on translation and hikes [more]

Qui è dove parlo in modo “scanzonato e colloquiale” di traduzione e di vagabondaggi e di libri che mi piacciono (tipo Jenny Offill) e di come sono diventata secchiona dopo un’adolescenza debosciata con l’adorato Matteo B. Bianchi.

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Chiacchiere su David James Poissant e non solo.

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“In India non se ne stanno lì beati a fare yoga dal mattino alla sera”. Tre domande da The Passenger India.

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Thoreau diceva che nulla fa sembrare la terra – e gli orizzonti mentali, aggiungerei – spaziosa  quanto avere amici sparpagliati sul pianeta, “they make the latitudes and longitudes.” Diastema mi ha chiesto cosa mi fa venire in mente la parola ‘nazione’ e io l’ho spiegato così 🙂

Un giorno Teju Cole ha parlato di traduzione e dei suoi traduttori sul New Yorker e io l’ho tradotto per La Lettura.

Licia Corbolante @terminologia mi ha chiesto di spiegare come sono arrivata a una parola nuova, io ci ho provato. La ringrazio perché mi sono divertita a scriverlo e ce l’avevo in testa da un po’ e forse non sarebbe mai uscito senza di lei. Ha un blog bellissimo in cui si imparano un sacco di cose 🙂

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Quando mi piace un libro che ho in lettura vado un po’ in agitazione, mi emoziono, come quando da piccola stavo per ore a pescare con la canna da pesca nel caldo torrido e zanzaroso di un laghetto insalubre e non abboccava neanche un arborella

Elvira grasso mi ha fatto una lunga lunghissima intervista sulla traduzione e tante altre cose.

«Chiusi gli occhi e cercai di sognare in un’altra lingua. Mia madre sapeva cinque lingue a memoria e sognava in tre. Suo padre era stato un linguista e un tempo anche lei voleva diventare linguista. A volte, in sogno, passava tutta la notte a tradurre quello che una persona diceva a un’altra.»

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Fabio Macaluso mi ha intervistato per l’Espresso e abbiamo subito eliminato un po’ di noiosi cliché tipo la vita agra e il traduttore depresso. Per me tradurre è una cosa sexy, bisogna restituire il piacere dell’originale.

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Quasi un anno fa mi è stato chiesto di scrivere una cosa sulla traduzione e io ho rimandato e non riuscivo a scegliere il libro di cui parlare e poi ero in mezzo ai traslochi e faceva troppo caldo e un po’ sono pigra nella scrittura, e poi preferivo passeggiare nel tempo libero, e poi non avevo mai tempo libero, insomma passavano i mesi e le stagioni. Alla fine, qualche giorno fa, miracolo, stavo camminando e guardavo delle nuvole colorate in cielo e sono state loro a ricordarmi un’immagine che mi ha fatto venire in mente un’idea fioca, che ne ha accese altre un po’ più luminose, a catena, e a quel punto mi sono data ventiquattro ore di tempo, se no tra otto anni ero ancora qui a cincischiare e a guardare il cielo come un’ebete.

In poche parole, ho fatto un mega fuori tema, ma almeno l’ho finito il giorno in cui è uscito il libro. Eccolo qui.

Appunti su topi divini e India

Il mio rapporto coi topi si è sviluppato di pari passo a quello con l’India – per molti una grande madre, per me un Fidanzato amatissimo, tanto complesso quanto esilarante, a tratti insopportabile, con cui la convivenza è praticamente impossibile. Ogni anno pensavo di lasciarlo. Non verrò mai più.

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Lusso, lingotti e libri: la ricetta di Singapore

«Sto leggendo un libro su Singapore» oppure «C’è un nuovo scrittore di Singapore…»: frasi che, perlomeno in Italia, non si sentono quasi mai. Perché di fatto cosa si sa di questa città-stato? A parte il ritornello della hit dei Nuovi Angeli del 1972 («Singapore… vado a Singapore, che mania di fare l’amore…»), non sono molte le menzioni di carattere culturale o letterario. [continua]

From Italy, Found in Translation

An interview in Jackson Heights

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Notes on a book about language

An English-to-Italian translator explains why she loves Lahiri’s ‘In Other Words’.

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Gained in translation

Over the years, I reached a sort of detached attitude – which of course I lose regularly and annoyingly – towards the issue of loss. Losings bits and pieces of words, nuances, sounds, as if they were keys, or rivers, or distant friends. But taking for granted that you do lose, I always prefer to think of what I gain.

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Appunti sulla traduzione in movimento

Fare casa. Questa era stata la mia risposta. Qualche anno fa, durante uno dei nostri seminari di traduzione Carter, dovevamo rispondere ad alcune domande per conoscerci meglio. La domanda era “cosa vi viene meglio nella vita”. Boh, il vuoto nella testa.

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Appunti su Bombay

Birra, tramezzini alla frittata, dal fry, kheema: è il menù, sempre semplice ma delizioso, che si può gustare in uno dei più antichi bar iraniani di Mumbai. Mobili in teak birmano, placidi ventilatori, dipinti su vetro ormai sbiaditi e pubblicità della Coca-Cola anni Cinquanta: il tempo si è fermato al Brabourne restaurant and beer bar, a poca distanza dal glorioso Metro Cinema, una delle tante zone che si sta trasformando velocemente in questa megalopoli da diciotto milioni di abitanti.

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Found in Translation

Cosa si trova traducendo? Nuovi paesi, nuovi libri, nuove parole, nuovi scrittori, nuovi amici. Tanta roba.
Per esempio, capita ai traduttori di mandare un’application a qualche writers’ residency o colony (purtroppo qui non ci sono tanti sinonimi italiani). Non lo faccio spesso perché fatico a pensare a un futuro remoto. Voglio essere nel tal posto tra uno o due anni, in primavera o autunno? Chissà. Ogni tanto mi sforzo e funziona. Così sono stata accettata, per la seconda volta a distanza di undici anni, nel programma di ArtOmi, upstate NY, otto scrittori e una traduttrice.

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Notes on the writers I translate

I hope the trite question of the belle infidèle disappears. It’s about time. Faithful or not, if the translator is a lover, translating is invisibly sexy.

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Notes on India

Vari articoli usciti su supplementi (Sole24, Ddonna, ecc.)

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