Apri un libro e ti trovi a lottare con un alligatore. A guardare impotente uno sciame di api che si avventa sul tuo ragazzo. A fissare con odio tua moglie, che ti vuole lasciare.
A passare ore in biblioteca a studiare inutilmente la malattia di tuo marito. Se uno scrittore scrive bene, ti prende per mano e ti aiuta a scrivere la tua versione delle sue storie. Anzi no, non è del tutto vero, certi scrittori sono bravissimi ma non ti accompagnano con tanta facilità. Diciamo che ti aiutano magicamente a diventare il loro ventriloquo. Con altri ti devi arrangiare.
Con Poissant è stato come sedersi al cinema: lui raccontava le sue storie e io guardavo il grande schermo e scrivevo. Avevo fatto la scheda di lettura per questo libro (voto 10, non mi capita quasi mai di arrivare a una valutazione così alta) e la cosa che mi è piaciuta di più – oltre al fatto che racconta di fallimenti, di speranza, di errori, di piccole vittorie, cioè racconta di gente e di vite comuni – era che sembrava normale tradurlo. Sembrava quasi facile. Come se la sua lingua stesse bene a casa della mia. Come se la traduzione fosse una cosa normale (e lo è, come tanti mestieri un po’ speciali). Essere speciali pur raccontando cose ordinarie non è da tutti.
E secondo me succede perché la scrittura di Poissant ha il valore aggiunto dell’empatia. A ogni frase che traducevo, a ogni parola che cercavo e trovavo, avevo l’impressione che lui avesse non solo pensato, ma “sentito” quelle parole, e provato le stesse sensazioni dei suoi personaggi. Non so se è davvero così, ma è quello che ho provato per più o meno tre mesi.
E poi c’è un racconto che si intitola “Come aiutare tuo marito a morire”. L’ho riletto mille volte, non tanto per fare la revisione, in effetti, ma perché ero quasi incredula. Mi sembrava un capolavoro di perfezione, un atto di equilibrismo sulla corda tesa tra la vita e la morte. Perché ci sono dentro entrambe, ci sono morte e malattia e fatica e dottori, ma anche forza e speranza e vita piena. Senza mai cadere nel sentimentale. Mi sono addirittura lievemente commossa mentre lo traducevo. Non sono un tipo che si commuove, tanto meno quando traduco. Penso che non mi sia mai capitato. Come diceva Bufalino: «Di un testo il critico è solamente il corteggiatore volante, l’autore il padre e marito, mentre il traduttore è l’amante». E poi soprattutto: «Il traduttore è come uno scassinatore di casseforti. Guai se gli tremano le mani. Freddezza e passione, dunque, ci vogliono entrambe. Il traduttore deve essere insieme mistico e ingegnere».
In teoria, amanti, mistici e ingegneri non sono tipi da commuoversi troppo.
E poi non c’è tempo perché devi cambiare a ogni racconto, devi essere un ventriloquo rapido, che impara in fretta e abbandona una voce per un’altra. Mi sono aiutata seguendo il filo dell’ordinarietà, di persone normali che dicono cose normali e bellissime.
Tra l’altro, il titolo inglese della raccolta, The Heaven of Animals, è preso da una famosa poesia di James Dickey, che parla di animali e finisce così: «Under the tree / They fall, They are torn / They rise, They walk again».
Gli animali cadono e si rialzano, spesso sconfitti ma pronti a riprovarci, proprio come noi.
Poissant ti fa ridere e forse anche piangere e ci riesce con poche parole perfette. Mi ha allungato il testimone di una scrittura onesta, empatica, precisa e io l’ho passato ai suoi lettori.
(English)
You open a book and find yourself wrestling with an alligator. Or watching helplessly a swarm of bees that pounces on your boyfriend.
Or you glare at your wife, who wants to leave you. You spend hours in the library studying your husband’s disease, in vain. If a writer writes well, he takes you by the hand and helps you to write your own version of his stories. No, this is actually not true: some writers are talented but do not accompany you so easily. Let’s say that some magically help you becoming their ventriloquist. With others you have to count more on yourself.
With Poissant it was like sitting in a cinema theater: he tells you a story, I look at the screen and write them. I gave the publisher a report for this book (vote: 10 – which I never ever gave so far), and the thing I liked the most – besides the fact that it tells stories of failures, hope, errors, small victories, ordinary people – was that it seemed normal to translate. It seemed almost easy. As if, like a host, the language was comfortable in my house. As if translation was something absolutely normal (and it is, as many special crafts). Being special while telling ordinary things is not that easy.
And I think it happens because Poissant’s writing has the added value of empathy. For every sentence I was translating, every word I was looking for, I had the impression that he had not only thought, but “felt” the words, and had the same feelings of his characters. I do not know if it really is so, but that’s what I experienced for about three months.
And then there’s a story titled “How to help your husband to die.” I read it a thousand times, not so much to review it, in fact, but because I was almost in disbelief. It seemed a masterpiece of perfection, a balancing act on the tightrope of life and death. Because there’s both, there is death and illness and fatigue and doctors, but also strength and hope and a full life. Without ever becoming sentimental. I was touched while translating. I’m not one who is easily moved, let alone when I translate. I do not think I’ve ever experienced it. In the words of Bufalino “Of a text critic is only the fleeting wooer , the author is father and husband, the translator is the lover.” And above all: “Of a text, the critic is only the fleeting wooer, the author is father and husband, while the translator is the lover.
[…] The translator is like someone who professionally cracks safes. No shaking hands. Detachment and passion are both crucial. The translator has to be mystic and engineer at the same time.
(My translation)
In theory, lovers, mystics and engineers are not the kind of people that can be easily moved.
And yet there is no time because you have to change voice in every story, you have to be a fast ventriloquist, learning quickly and leaving behind one voice for another one. I decided to follow the thread of ordinariness, of ordinary people who say normal and beautiful things.
The English title of the collection, The Heaven of Animals, is taken from a famous poem by James Dickey, talking animals and ends like “Under the tree, They fall, They are torn, They laughed, They walk again. ”
Animals fall and get up, often defeated but ready to try again, as we all do.
Poissant makes you laugh and maybe even cry and succeeds with a few perfect words. He handed me the baton of honest, empathetic, accurate writing and I have passed to his readers.